Metabasis N. 33
édition numérique

peer review

Chaque essai de la revue est évalué par deux referees anonymes et leurs observations envoyées à l’auteur.

Fiche d’évaluation

Critères éditoriaux

Biopolitique et imaginaires du pouvoir: regards sur le passé, le présent et l’avenir.

Biopolitique et imaginaires du pouvoir: regards sur le passé, le présent et l’avenir.

Mai 2022 - An XVII - Numéro 33

Réflexions politiques

L’uso politico della paura attraverso la sua comunicazione nei mass media

Licia Barletta

DOI: 10.7413/18281567229

Il 32° presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt, rivestì la carica dal 1933 al 1945, anno in cui avvenne la cessazione dall’incarico in seguito al suo decesso. La designazione atta allo svolgimento del quarto mandato consecutivo, trovò fondamento nella sua capacità di condurre il Paese verso il superamento della fase di Grande depressione, che sconvolse finanziariamente ed economicamente il mercato statunitense e mondiale, attraverso l’attuazione di riforme in campo economico e sociale passato alla storia con l’appellativo di “New Deal”.

Abstract

Starting with a historical and philosophical reconstruction of the concept of fear, this article analyses its use within the mass media to generate consensus, particularly during the management of the Covid-19 emergency.

Brave new world. Il doppio volto della felicità: biopolitica e distopia.

Cassandra Basile

DOI: 10.7413/18281567224

Più che un romanzo, l’opera di Huxley è da considerarsi una riflessione filosofica che, vicina alla società del nostro tempo, la proietta verso uno scenario tutt’altro che roseo; un futuro angosciante, temuto, perché tanto i progressi scientifici quanto i cambiamenti sociali, sempre più orientati verso un impoverimento dell’umano (celati dietro il suo opposto, quello dell’arricchimento) e plasmati ad essere sempre più strumento del potere, limano quella distanza sussistente tra la finzione e la realtà.

Abstract

Huxley’s work can be considered a philosophical reflection that, in its closeness to the society of our time, projects it towards a distressing future. Indeed, both scientific progress and social changes (that are increasingly oriented towards the impoverishment of the human and shaped more and more as an instrument of power) reduce the distance between fiction and reality. In exacerbating the issues that biopolitics deals with and the way biopower is configured, Brave new world is a precursor of the times, and it stages the anguish of a realized utopia.

La biopolitica in azione

Matteo Brega

DOI: 10.7413/18281567220

Raramente avviene di poter verificare sul campo ipotesi filosofiche e idee di società, di dispositivi, di interazioni umane precedentemente ipotizzate. La filosofia elabora sempre le proprie analisi al termine dei processi che le hanno sostenute. Quando però la filosofia si spinge a basarsi sull’analisi puntuale del presente proiettando sul futuro quelli che sono i fatti determinanti che hanno lo spessore e l'importanza dell’attualità e sono tali da incidere in maniera sostanziale sul corso degli eventi, siamo di fronte ai rari tentativi della modernità di stabilire in anticipo le derive e gli approdi futuri che prendono il nome di biopolitica.

Abstract

The aim is to test the concept of biopolitics under the light of the pandemic events of the last two years, from the perspective of the symbolic arrangement of power and the relationship between individual freedom and state of emergency. Besides representing a convincing verification of Foucauldian premises, biopolitics in action not only shows a Heideggerian ‘kinship with Nothingness’, but also stands as a current point of fall of the long tradition of power devices that began in the second half of the 18th century and was already perceived, in its critical aspects, by Hamann and Nietzsche.

Poutine et l’imaginaire impérial du pouvoir

Ionel Buse

DOI: 10.7413/18281567230

Un fantôme hante l’Europe… Le matin du 24 février à 5 heures, la Russie attaque l’Ukraine presque sur toute sa frontière. Le monde entier est bouleversé. Un grand pays nucléaire envahit un pays voisin frère qui faisait partie de l’URSS et de l’ancien empire des tsars. Comme d’habitude dans les dernières décennies, on regarde à la télé ce qui se passe sur le front et dans les chancelleries occidentales. Peur, peur, peur… Des milliers de bombes, d’énormes destructions, des morts et des blessés, des crimes de guerre, un danger atomique, des millions de réfugiés en Europe, une crise humanitaire, des condamnations de la guerre de Poutine par les organismes internationales, l’alerte de l’OTAN, des sanctions économiques, une crise énergétique, une crise alimentaire, etc. Où va le monde?

Abstract

In 2005 Vladimir Putin described the dismantling of the USSR as the “greatest geopolitical catastrophe” of the 20th century. Our intervention tries to point out, beyond the emotions caused by this human drama which surrounds us today - the war in Ukraine, certain aspects of the formation of the political personality of Putin and the return of the Russian imperial imaginary in the context of the recent wars in post-Soviet space and its geopolitical consequences.

Storia politica della verità e governo dei viventi

Rosanna Castorina

DOI: 10.7413/18281567218

I recenti sviluppi dell’emergenza pandemica hanno contribuito a rilanciare il dibattito accademico italiano intorno al concetto foucaultiano di biopolitica, ponendo in primo piano differenti punti di vista relativi all’opportunità di impiegare l’elaborazione teorica del filosofo francese come griglia per leggere il presente. Gli interventi critici si sono incentrati da una parte sulla lettura heideggeriana del rapporto potere-vita fornita da Giorgio Agamben, sulla scorta del pensiero foucaultiano e a partire dal concetto schmittiano di stato d’eccezione, applicato alle politiche di gestione della pandemia; dall’altra parte sulla presunta inadeguatezza concettuale e sull’eccessiva sovraesposizione mediatica dello stesso tema biopolitico.

Abstract

This contribution focuses on the theme of Foucauldian biopolitics, emphasizing that this paradigm can only be interpreted and fully understood within the broader hermeneutic-methodological framework provided by the genealogy of the processes of truthfulness and by the Nietzschean critique of knowledge and subject. This means that the politics of and on life is above all to be understood as a politics of and on truth, on the effects that a certain regime of truth has on the definition and construction of what is meant by life and power.

Il silenzio e l’Occidente.
2. Il silenzio nel monachesimo cristiano come tecnica del corpo.

Sergio A. Dagradi

DOI: 10.7413/18281567228

Il presente lavoro si inserisce in un progetto più ampio, volto a sondare la presenza o meno di una cultura del silenzio anche nell’orizzonte del pensiero occidentale e del quale è già apparso, su questa stessa rivista, un primo contributo dedicato ai cosiddetti pitagorici.

Abstract

In a previous essay, dedicated to Pythagoreanism, I began to examine, with a falsificationist approach, the idea that western tradition does not know a culture of silence. The following paper aims to continue this review, concentrating his attention on Christian monasticism.

In vino veritas: da secolare memoria storica nell’immaginario collettivo a strumento di sanzione giuridica nell’ideologia giacobina.

Luca Daris

DOI: 10.7413/18281567233

Ciò che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua dell’ubriaco; come è universalmente noto, sin dall’antichità si ritiene precipua caratteristica dell’essere umano quella di rivelare ciò che si trova soffocato nelle profondità del suo animo solamente in stati di alterazione. Innumerevoli sono i racconti storici e le trasposizioni letterarie dove si mette in evidenza lo stretto legame tra ebbrezza bacchica e sincerità.

Abstract

The purpose of the article is to explain how, in the Jacobin political system which wanted to establish the reign of virtue, and in its collective imaginary, even private and personal behaviours - such as getting drunk - could lead to draconian legal sanctions.

Tra sovranità e conflitto. Note sulla biopolitica italiana.

Antonello Nasone

DOI: 10.7413/18281567223

Nella sua opera più conosciuta, Homo sacer, Giorgio Agamben riprende nell’Introduzione al volume, un passo di Michel Foucault che ben figurerebbe in esergo a tutta la produzione della biopolitica italiana: «liberarsi dal privilegio teorico della sovranità».

Abstract

Some of the major theories of Italian biopolitical thought have strongly insisted on criticising the notion of sovereignty, interpreting it in the light of the logic of domination. This definition has unfairly ignored a special declination of sovereignty as animated by a 'figure of justice', thanks to which a community constitutes itself as a political body. The lack of consideration of the community horizon by this 'metaphysics of conflict', opposed to the sovereign order, makes it fragile against the current mechanisms of Biopower.

Biopolitica: tra therapy culture e produzione del soggetto di Foucault.

Raffaella Sabra Palmisano

DOI: 10.7413/18281567222

Negli ultimi anni i mass media sembrano aver assunto un ruolo chiave nella società “occidentale” (e non solo), essendo diventati, soprattutto grazie ai social networks, i principali mezzi di comunicazione sia tra privati che tra istituzioni e privati. Il continuo rapportarsi degli individui a tali mezzi dispensatori di immagini – che possono essere intese tanto come un’auto-rappresentazione quanto come uno strumento di costruzione – della società, orienta il domandare verso la questione estetica. Questione estetica che si intende qui come inscindibile da quella biopolitica

Abstract

The debate on the value and socio-political power of images is animated, in our times, by the growing importance of so-called influencers, youtubers, and various entertainment personalities. The analysis of images, from a political point of view, often tends to concretise and focus on issues related to propaganda. In this article the author aims to investigate the link between image productions as discourse productions – or 'truth games' – and subject productions. The specific case that will be analysed here is that of therapy culture, understood as a society that incites discourse on the – sentimentalised – narration of the intimate. Starting from the Foucauldian conceptualisation of the production of the subject through the production of discourse, an attempt is made to delineate the relationship between kitsch aesthetics and biopolitics. Michel Foucault's interpretation of biopower as dressage of the body brings us back to the possible relationship between aesthetics and biopolitics, as biopower is for Foucault indispensable to capitalist society, the society that for Gillo Dorfles produces kitsch.

Il volto demoniaco della libertà

Teresa Tonchia

DOI: 10.7413/18281567192

Parlare di libertà significa addentrarsi in un terreno pericoloso, impervio in quanto il contenuto, il senso attribuito al termine è così elastico da essere altresì vago ed equivoco essendo condizionato dalle componenti emotivo-valutative tipiche del linguaggio comune. Pur rimanendo sempre attuale il problema relativo all’aspetto definitorio della libertà, il termine ha subìto, nel corso dei secoli, una trasformazione di senso e di significato: pur essendo usata come termine singolare, ora evoca un plurale, un catalogo di libertà.

Abstract

The article will analyze the relationship between power and liberty by emphasizing the way our contemporary society contains in itself the seed of dystopia. The control over every aspect of human life seems to have become the way liberty and happiness is perceived to be achieved. On the contrary, this same control leads to the actual denial of liberty and happiness.

Horizons philosophiques

Il potere dell’uomo virtuoso. Alcune considerazioni sui concetti wolffiani di obligatio e di officium.

Gianluca Dioni

DOI: 10.7413/18281567219

Queste considerazioni mirano a ricostruire la natura del binomio concettuale obligatio-officium, cercando di dare forma alla ‘pietra d’angolo’, su cui poggia l’intero sistema giusnaturalistico di Christian Wolff. I due concetti, infatti, correntemente utilizzati quali sinonimi, nel pensiero wolffiano si differenziano, articolandosi in due categorie distinte, seppur assimilabili. E, assumendo come ‘cellula tematica’ la dialettica, che si instaura tra il binomio concettuale obligatio-officium e l’idea di lex, la nostra ‘partitura’ cercherà di far risuonare il fondamento ontologico, che informa l’agire morale dell’uomo virtuoso nella filosofia pratica wolffiana.

Abstract

This essay aims to outline the ontological basis that determines the moral action of the virtuous man in Christian Wolff's practical philosophy. Therefore, the dialectic between the conceptual pair obligatio-officium and the idea of lex was adopted as interpretative key, in order to bring out the notion of consensus, which characterises the moral action of the virtuous man. The latter, having fully developed his faculties (the cognitive and the appetitive one), reflects divine perfection and becomes artifex of his own happiness, actualising what is morally necessary in all his free actions.

Il nesso tra honestum e virtù. L’influenza stoica sulla visione antropologica del De Jure belli ac pacis di Ugo Grozio.

Ilaria Pizza

DOI: 10.7413/18281567227

Nel capolavoro della sua maturità, il De Jure belli ac pacis (1625), Ugo Grozio delinea i punti salienti della sua visiona antropologica, operando a tal fine quello che è stato definito un «processo di astrazione rigorosamente applicato» – proprio dei cultori del diritto naturale – volto a risalire «dall’uomo storico», quale si presenta nella realtà con i suoi vizi, abitudini e costumi «all’uomo naturale, quale appariva al lume di una ragione illuminata, spogliato delle qualità e determinazioni successive che sono l’opera lenta ed inevitabile del tempo e della storia».

Abstract

This essay aims to analyse the anthropological vision developed by Hugh Grotius in his De Jure belli ac pacis (1625), in order to emphasise its ontological-rational foundation, which the author adopts after going beyond the theological voluntarism still present in his earlier works. Therefore, the relationship between the two peculiar qualities of mankind, namely the appetitus societatis and recta ratio, has been explored in depth, highlighting the influence of Stoicism on Grotius’ conception of honestum and virtus.

La morte secondo Giuda. Considerazioni filosofico-politiche su La gloria di Giuseppe Berto.

Paola Russo

DOI: 10.7413/18281567221

Nel 1978 fu pubblicato La gloria di Giuseppe Berto, oggi più che in passato rivalutato e studiato come uno dei maggiori esponenti della letteratura del Novecento. La gloria è un romanzo avvincente che contiene il monologo di Giuda Iscariota, ripercorrendo tutta la sua storia durante la predicazione di Cristo. Nel testo, Giuda è onnisciente perché sa tutto il suo percorso di vita e di morte come discepolo di Cristo. Menziona anche pensatori moderni. Dunque, è un Giuda che è al di là della vita e la racconta per noi, narrando i dettagli della sua sequela di Cristo e del suo rapporto con lui e con gli altri discepoli.

Abstract

Can we think of betrayal as a moment of politics or is it just about personal relationships? In other essays, I supported this thesis: betrayal concerns the origins of politics. In fact, it concerns obedience to an authority and living in community with other people. In this essay, instead, I focus on the notion of traitor rather than betrayal, demonstrating the philosophical impossibility of defining the concepts of traitor and betrayed. We can, in fact, think about the concept of betrayal, but when we ask ourselves the following question: “who is the traitor?” The answers become impossible. The aim of this essay is to show the paradox of the definitions of traitor and betrayed through the novel La gloria by Giuseppe Berto. Death is at the center of these reflections.

Beyond nationalism and liberal democracy. Revolution and the new european order of Ordre Nouveau (1932-1938).

Giangiacomo Vale

DOI: 10.7413/18281567232

Ordre Nouveau is at once a political movement and a revolutionary project among the most original within the groups of the so-called Non-conformistes des années Trente, which enlivened the thriving intellectual debate of the 1930s in France. Despite the diversity of their intellectual, political and confessional backgrounds, the members of ON shared the rejection of any ideological or party commitment and a strong revolutionary impetus, going hand-in-hand with a firm pragmatism, though not lacking some utopian features. The purpose of this paper is to analyse the political doctrine of ON, placing it in its peculiar historical context and stressing its philosophical principles. Starting from some major themes such as the distrust of rationalism, the rejection of capitalism, the criticism of parliamentary democracy and the condemnation of nationalism and of totalitarian regimes, ON calls for a spiritual revolution, which should provide the foundations for a new personalist and federalist European order.

Abstract

Ordre Nouveau is at once a political movement and a revolutionary project among the most original within the groups of the so-called Non-conformistes des années Trente, which enlivened the thriving intellectual debate of the 1930s in France. Despite the diversity of their intellectual, political and confessional backgrounds, the members of ON shared the rejection of any ideological or party commitment and a strong revolutionary impetus, going hand-in-hand with a firm pragmatism, though not lacking some utopian features. The purpose of this paper is to analyse the political doctrine of ON, placing it in its peculiar historical context and stressing its philosophical principles. Starting from some major themes such as the distrust of rationalism, the rejection of capitalism, the criticism of parliamentary democracy and the condemnation of nationalism and of totalitarian regimes, ON calls for a spiritual revolution, which should provide the foundations for a new personalist and federalist European order.

La guerra come energia vitale: la filosofia della guerra nella critica di Ortega y Gasset a Scheler.

Massimo Vittorio

DOI: 10.7413/18281567217

In quel gran laboratorio filosofico, estetico, letterario, politico che fu El Espectador, rivista fondata da Ortega y Gasset nel 1916, troviamo diverse pagine dedicate alla fenomenologia, all’etica e alla metafisica della guerra: si tratta del secondo volume de El Espectador, quello del 1917, in piena Prima Guerra Mondiale. Qui Ortega partì da un’analisi critica del testo di Max Scheler del 1915, Il genio della guerra e la guerra tedesca.

Abstract

The paper focuses on the philosophy of war and, particularly, on Ortega y Gasset's review of Scheler’s work, The Genius of War (1915). The scope of this paper is to show that Ortega y Gasset's analysis of Scheler’s view on war stems from his initial interest on topics that he will further develop in more mature works, though his review will result in a radical criticism on Scheler. The paper analyses Scheler’s view on war and Ortega y Gasset’s position in three points: phenomenology of war – where Ortega y Gasset generally agrees with Scheler's meaning of war; ethics of war – where Ortega y Gasset criticizes Scheler because he considered violence as not an essential element of war; metaphysics of war, where Ortega y Gasset makes his criticism even stronger, since Scheler hypostatizes the State and its own rights: this reduces war to the reversal of the power of rights into the rights of power.

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Chaque essai de la revue est évalué par deux referees anonymes et leurs observations envoyées à l’auteur.

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